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Omicidio della piccola Iolanda a Sant’Egidio, la madre accusa il marito davanti ai giudici Cronaca Provincia e Regione 

Omicidio della piccola Iolanda a Sant’Egidio, la madre accusa il marito davanti ai giudici

Dopo la forzata pausa a causa dell’emergenza covid 19, e del lockdown, è ripreso ieri in Corte d’Assise a Salerno, a porte chiuse, il processo a carico di Giuseppe Passariello di Pagani e Immacolata Monti originaria di Angri, marito e moglie imputati dell’omicidio volontario in concorso della figlioletta Iolanda uccisa ad otto mesi a giugno del 2019 nella loro casa di Sant’Egidio del Monte Albino. Nell’udienza di ieri mattina davanti alla giuria popolare e alla Corte presieduta dal presidente Ferrara Immacolata Monti, scarcerata ad aprile, ha voluto rendere alcune dichiarazioni spontanee in merito alla morte della figlioletta. Ha ribadito, come avvenne nell’interrogatorio di garanzia, i continui maltrattamenti familiari dal compagno e che il marito- a suo modo- probabilmente anche sotto effetto di sostanze stupefacenti avrebbe avuto qualche gesto d’affetto eccessivo nei confronti della piccola fino a maltrattarla. Nel suo racconto al giudice la donna aveva sostenuto di aver detto al marito che ” doveva smetterla, perché Jolanda era piccola e doveva restare più calmo ” . L’uomo per un po’ avrebbe smesso di maltrattare Jolanda perché la donna urlava forte per farsi sentire fuori casa nella speranza che qualcuno avvisasse i carabinieri. Il marito le avrebbe impedito di uscire perché temeva che lo andasse a denunciare. Ma su entrambi ci sono le intercettazioni ambientali avvenute in caserma e in grado di raccogliere sfoghi, conversazione e confronti: i due genitori si rimproverarono continuamente dimenticanze e comportamenti, provando a costruire una difesa di fortuna, senza successo. «L’omicidio lo abbiamo fatto», «il cuscino dovevamo buttarlo» «la verità non deve mai venire fuori» furono alcune delle frasi incriminate, trascritta ad hoc e confluite nel processo. Entrambi sono imputati di omicidio volontario in concorso e lesioni. Gli inquirenti avevano rimesso insieme gli elementi dell’inchiesta, partendo dai rilievi, con le tracce di lesioni sul corpicino, fino agli interrogatori, con le decisive intercettazioni svolte in ambientale nella sala d’attesa degli uffici del commissariato a Nocera Inferiore, circostanza decisiva in cui i due parlarono a lungo su quanto accaduto nella casa dei Passariello a Sant’Egidio del Monte Albino, con ammissioni e inviti incrociati, nel tentativo di coprire gli avvenimenti. Le prime ore in cui la polizia seppe del delitto, avviando i rilievi tecnico- scientifici sul posto, raccogliendo materiale a tutto campo per ricostruire la scena del delitto e il quadro complessivo, restano la parte più dolorosa di una storia di violenza familiare senza precedenti: nei giorni successivi al delitto consumato tra il 21 e il 22 giugno scorso la vicenda si delineò con chiarezza sempre maggiore, fino a far emergere i profili dei due imputati, padre e madre della piccola, quali corresponsabili del delitto.Imma e Giuseppe  furono arrestati in momenti diversi, con una stretta investigativa arrivata fino al processo: l’esame autoptico successivamente confermò altri elementi importanti, con la bambina «deceduta per «soffocamento da agente esterno», come riferito dalla consulenza della Procura. La ricostruzione, confermata passo per passo dagli inquirenti in aula nella precedenza udienza, delineando i profili dei due imputati e la situazione familiare di emarginazione e violenza, individuò successivamente tracce di atti di sopraffazione e violenza in un intervallo temporale compreso tra il 6 giugno e il giorno della morte, in una sequenza composta da diversi episodi. Prossima udienza a inizio di luglio.

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